I numeri, presso i popoli antichi, oltre ad avere il normale significato che hanno per noi oggi ne avevano anche altri. Nella Bibbia, per esempio, avevano anche un importante significato simbolico, infatti, ve ne sono alcuni che ricorrono spesso. Tra i più frequenti si ripetono: il tre, il quattro, il sette, il dodici ed il quaranta, compresi i loro multipli.
Il tre è il numero che riguarda Dio, nella sua essenza. Il quattro riguarda la terra, con le sue quattro stagioni ed i punti cardinali. Il sette riguarda ancora Dio nella sua perfezione. Il dodici riguarda la completezza; cielo e terra, ossia: tre per quattro. Ed il quaranta esprime generalmente il periodo necessario per una prova, per una preparazione, una maturazione o un castigo, e termina in genere con una fase di restaurazione. Naturalmente non sempre, quando appare un numero, questo ha solo un significato simbolico, può avere anche il semplice significato che siamo abituati a dargli, ma quando siamo davanti ad un testo biblico è sempre bene prestare attenzione al suo contesto e porsi la domanda.
Il numero quaranta, ad esempio, compare molte volte, sia nell'Antico sia nel Nuovo Testamento, lo ritroviamo nei punti che raccontano dei giorni che Noè passò nell'arca, dell'età che aveva Isacco quando si sposò. Quarant'anni è anche l'età che aveva Mosè quando fuggì nel deserto per aver ucciso un egiziano, e sono anche gli anni passati da Mosè in quel deserto. Anche gli anni che Mosè con tutti gli Israeliti passò nel deserto, una volta usciti dall'Egitto, erano quaranta. Quaranta sono gli anni del regno di Saul, di quello di Davide e di Salomone. Quaranta sono giorni che Elia passò nel deserto, così come quelli che vi passò anche Gesù, ed è proprio di Gesù e di quei giorni che ci occuperemo, facendolo in modo molto semplice, e senza pretendere che sia l'unico di leggere il brano in questione.
Ad un certo punto della sua vita, Gesù, iniziò il ministero che lo portò a morire sulla croce. Il vangelo di Luca c'informa che ciò avvenne quando aveva circa trent'anni. L'atto iniziale di quel ministero fu il battesimo, nel suo caso una pura formalità, cui seguì un annuncio dal cielo; quest'episodio può essere letto nel vangelo di Matteo al capitolo tre dal versetto tredici in poi.
Gesù, anche se figlio di Dio, nonostante tutto ciò che questo può comportare, era venuto sulla terra come uomo, scegliendo di vivere con tutte le limitazioni proprie della nostra natura. La missione che lo aspettava non era semplice e portava sicuramente ad una brutta fine, cosa di cui è sempre stato cosciente.
Così, come avrebbe fatto ogni uomo responsabile, prima di avventurarsi in quel cammino si prende un tempo per riflettere: il vangelo parla di quaranta giorni e quaranta notti nel deserto digiunando. Questo racconto si trova nel vangelo di Matteo al capitolo quattro nei primi undici versetti: testo che riporto per comodità.
Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. E, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Ora il tentatore, accostandosi, gli disse: «Se tu sei il Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane». Ma egli, rispondendo, disse: «Sta scritto: "L'uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio"». Allora il diavolo lo trasportò nella santa città, lo pose sull'orlo del tempio e gli disse: «Se sei il Figlio di Dio, gettati giù, perché sta scritto: "Egli darà ordine ai suoi angeli riguardo a te; ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché non urti col tuo piede in alcuna pietra"». Gesù gli disse: «Sta anche scritto: "Non tentare il Signore Dio tuo"». Di nuovo il diavolo lo trasportò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria, e gli disse: «Io ti darò tutte queste cose se, prostrandoti a terra, mi adori». Allora Gesù gli disse: «Vattene Satana, poiché sta scritto: "Adora il Signore Dio tuo e servi a lui solo"». Allora il diavolo lo lasciò; ed ecco degli angeli gli si accostarono e lo servivano.
Basta leggere solo qualche parola del precedente brano per imbattersi nel numero quaranta, che in questo caso è riferito a giorni ed a notti. A causa di ciò che abbiamo già detto, prima di andare avanti, è bene porsi la domanda se quel quaranta sia un simbolo, una realtà, o entrambe le cose. Esaminando il testo un sospetto ci potrebbe venire leggendo che Gesù ebbe fame dopo quaranta giorni e quaranta notti di digiuno, e se Gesù non poteva essere un superuomo, ma solo un normale uomo come tutti noi, dobbiamo dedurre che qualcosa non torna. Un uomo normale incomincia ad aver fame dopo qualche ora che non mangia, se poi insiste con il digiuno, ammesso che trovi acqua da bere in quel deserto, basta solo qualche giorno perché anche la fame passi in secondo piano per lasciare posto ad altri più seri problemi. Dopo quaranta giorni, ammesso che qualcuno vi arrivi ancora in vita, è più probabile che sia in coma piuttosto che sentire per la prima volta il morso della fame. Questa semplice considerazione ci porterebbe a preferire una visione simbolica del nostro brano; ma continuiamo a leggere.
E' scritto anche che il diavolo lo trasportò sull'orlo del tempio che era a Gerusalemme: non sappiamo come abbia fatto, supponiamo in volo data la velocità. Anche questa cosa suona un po' strana se dobbiamo leggerla come un fatto reale.
Inoltre fu poi trasportato su di un monte altissimo da cui si vedevano tutti i regni del mondo; monte che, ovviamente, non esiste. Quindi, anche queste altre considerazioni, spingono a farci preferire una lettura simbolica di tutto il brano; cosa che proveremo a fare; senza pretendere che sia l'unico modo per farlo.
Innanzitutto il primo elemento in cui c'imbattiamo nella lettura è il deserto. Nella Bibbia ricorre spesso, ci sono vari personaggi che hanno soggiornato nel deserto e lo hanno fatto in occasioni particolari della loro vita. La caratteristica principale del deserto è l'assenza di tutto. Chi vi soggiorna si trova in condizione di bisogno ed in mancanza di qualunque cosa che possa attirare la sua attenzione e distrarlo, quindi è nel luogo ideale dove incontrare Dio. Inoltre Gesù, in quel deserto, fu spinto dallo Spirito, quindi da Dio stesso, e lo fu per essere tentato dal diavolo. Sembra proprio l'esame per il diploma di Messia, ovvero: per scoprire se Gesù ha le caratteristiche adatte per governare il futuro mondo perfetto, dato che quello sarà il suo compito.
Andando avanti leggiamo che dopo quaranta giorni e quaranta notti di digiuno Gesù ebbe fame. Abbiamo scelto di dare a tutto il brano un significato simbolico, ed abbiamo detto che il numero quaranta rappresenta un periodo di prova. Cerchiamo, ora di capire quale poteva essere lo stato d'animo in cui si trovava Gesù subito dopo il suo battesimo, atto che segnava l'inizio della sua missione. Si trattava di un uomo di fronte ad un compito enorme: quello di riconciliare gli esseri umani con il Padre celeste. Si trattava di mettere in luce la vera personalità di Dio, in modo che l'uomo fosse naturalmente portato a ristabilire un legame di fiducia con lui. Si trattava anche di rivelare qual è il destino degli esseri umani che non vogliono adeguarsi alla giustizia divina, che è più alta della nostra, e di farlo in un modo in cui non era mai stato fatto. Tutto questo di fronte alla naturale resistenza umana ed agli ostacoli posti dall'avversario, che è Satana il diavolo. Gesù per lottare contro tutto ciò aveva solo la sua unione con il Padre e la sua umanità; quindi anche una sua preoccupazione era giustificata.
Questa è la prima tentazione che il diavolo gli riserva: "Se tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane". Ora il battesimo era fatto, la missione era iniziata, era giunto anche il momento di riflettere e dare un indirizzo al modo di agire, di pianificare per quanto possibile tutto il lavoro, ed in questa fase un errore poteva essere disastroso per tutta la missione.
E' proprio della natura umana quello di essere tentati dal diavolo: di cercare scorciatoie che ci permettano di scansare le fatiche, evitare i problemi e godere dei vantaggi di una posizione privilegiata. Alcune persone non si fanno scrupoli per raggiungerla usando anche mezzi illeciti, ed una volta conquistata si servono del potere che ne deriva quasi esclusivamente per i loro scopi personali; anche se quel ruolo prevedrebbe un servizio agli altri.
Satana il diavolo conosceva molto bene lo scopo per cui Gesù è venuto tra noi, sapeva bene che dal mandato del Messia nasce la sua sconfitta. Sapeva anche che per mezzo dell'opera del Cristo sarà costretto a lasciare sia il cielo sia la terra, per andare nel luogo appositamente creato per lui ed i suoi angeli ribelli, ossia: nel carcere eterno da cui non c'è modo di uscire. Per questa ragione tenta di distogliere Gesù da quell'opera con gli stessi metodi subdoli che riserva anche al resto dell'umanità.
Di fronte ad un'impresa ardua ognuno di noi si sente inadeguato, e per quanto Gesù fosse il Figlio di Dio, ora, nella sua dimensione umana e di fronte alla grandezza dell'impresa, anche lui era nel bisogno. Questa necessità poteva renderlo vulnerabile, quindi si presentava un'occasione che il diavolo non poteva permettersi di perdere. La prima cosa che viene proposta a Gesù è di usare il suo potere per eliminare quel bisogno, di fare in modo che il suo lavoro producesse primariamente un benessere personale, e per questo poteva usare le pietre che aveva davanti.
Se andiamo avanti nella lettura dei Vangeli, ci rendiamo conto che si parla più volte di pietre, Pietro stesso è, come afferma il suo nome, una pietra, così come lo sono tutti gli altri discepoli di Gesù, ossia quelli che credono in lui. L'alternativa ad un lavoro faticoso che il diavolo presenta è quella di sfruttare l'occasione per un benessere personale a spese dei discepoli; ossia di trarre benefici personali da loro, invece di essere lui stesso un bene; e di dare quell'indirizzo a tutto il suo ministero.
Inutile dire che quella è una tentazione quasi infallibile, se consideriamo i risultati ottenuti con gli uomini che hanno incarichi di prestigio in questo nostro mondo. Nel caso di Gesù, però, ha fallito, poiché lui conosceva bene quali fossero le reali necessità in gioco, e che nessuno, se non Satana stesso, avrebbe trovato giovamento da quel modo di fare.
La risposta di Gesù viene direttamente dalla Bibbia, dal libro del Deuteromio: "L'uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio". In quest'occasione il Messia ha ribadito il concetto che il bisogno suo, e dell'intera umanità, sarà risolto definitivamente solo ascoltando Dio, poiché solo lui ha la possibilità di cambiare radicalmente le cose, le trovate diaboliche servono solo per mantenere vivo questo perverso sistema mondiale.
Il primo esame è superato, ma il tentatore ha altre carte ben collaudate da giocare, e si fa avanti di nuovo con altre proposte. La nuova trovata diabolica è quella di portarlo sull'orlo del tempio, in una posizione di visibilità che avrebbe richiamato l'attenzione di tutti, anche, e specialmente, della classe religiosa, che aveva gran potere allora come oggi. Ciò che nell'occasione il diavolo propose è questo: «Se sei il Figlio di Dio, gettati giù, perché sta scritto: "Egli darà ordine ai suoi angeli riguardo a te; ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché non urti col tuo piede in alcuna pietra"».
Visto che nella precedente tentazione Gesù aveva tirato in ballo la Bibbia, il tentatore, questa volta, si rifà direttamente a quella, cercando di venire incontro agli scrupoli del futuro Messia. Il brano citato è tratto dal Salmo novantuno, e la pretesa del diavolo era quella di fare in modo che tutti sapessero, senza ombra di dubbio, chi era colui che avevano davanti.
"Mostra i muscoli Gesù", sembra dire il tentatore, se farai così nessuno potrà mai dubitare di te, nessuno oserà mai contraddirti o resistere al tuo volere; qual è l'uomo che può sfidare Dio stesso? Così facendo eviterai perdite di tempo per convincere la gente, potrai andare subito al sodo e non correrai il rischio che qualcuno dei tuoi possa tradirti.
La proposta sarebbe sicuramente allettante, chi non cercherebbe di rendere più efficiente il suo intervento eliminando i preliminari per arrivare alla sostanza delle cose con meno rischi? Ma il tentatore è anche l'avversario, ed è anche in condizione di dover giocare il tutto per tutto, non c'è futuro per lui se non neutralizza la minaccia del Messia. Il diavolo deve cercare a tutti i costi il modo per tirare avanti la società che ha plasmato, e che non conosce il vero Dio. La società in cui viviamo è composta da gente che non crede che esista un Dio, e da chi crede che esista e sia potentissimo e distante, irraggiungibile ed esigente: qualcuno che siede su un trono e riesce solo a pretendere e giudicare.
Questa situazione è ideale per l'avversario, perché dipinge Dio come un padrone esigente e nient'altro, qualcuno che non è umanamente possibile soddisfare e che, quindi, anche impegnandosi a fondo non otterremo nient'altro che frustrazioni. Tanto vale, perciò, tirare avanti cercando di vivere al meglio. Il consiglio del tentatore è di mostrare che nel Figlio di Dio esiste tutta la potenza del Padre, e che è venuto tra noi perché questo sia ben chiaro. La missione del Cristo voluta dal diavolo doveva essere quella di piegare il popolo al suo potere, di obbligarlo a sottostare alle sue esigenze, poiché si trova in una condizione di estrema superiorità.
Non c'è nulla di nuovo nella proposta del tentatore, il Dio che il figlio avrebbe, secondo lui, dovuto presentare è quello di sempre: il Dio potente e distante. Chi crede che un Dio esista e che sia il Creatore di tutto, non dubita della sua potenza; quello che non sa è che Dio è anche buono, e che ci ama fino a dare ciò che ha di più prezioso per averci. L'Eterno vuol avere il cuore dell'uomo, vuol vivere con le sue creature un rapporto d'amore, stima e fiducia, come quello che esisteva in origine, prima che i nostri progenitori decidessero di abbandonarlo, a causa delle calunnie che lo stesso tentatore usò per metterci contro di lui, mentendo e dimostrandosi il nemico.
Il rapporto di fiducia che deve essere restaurato ha bisogno di un metodo ben diverso, ed è quello che il Messia conosce da sempre, e che dovrà portare a termine nonostante le difficoltà e gli imprevisti, contando solo nell'aiuto del Padre. La proposta del tentatore, in questo caso, è sbalorditiva poiché vuol coinvolgere nel suo piano sia il Padre sia il Figlio, infatti, prevede un cambiamento di programma di entrambi a favore del suo modo di gestire le cose. Sarebbe stato assurdo solo pensare di piegare la volontà di Dio, da parte di Satana, ma ora, vista la situazione, una richiesta fatta dal suo Unigenito Figlio poteva essere la mossa vincente, quindi provare era un obbligo.
La risposta di Gesù viene ancora dalla Bibbia, dal libro del Deuteronomio al verso sedici del sesto capitolo: "Non tentare il Signor Dio tuo" ossia, non cercare di ricattarlo, di usarlo per scopi che non sono suoi, di fare di lui il Dio che tu vorresti che fosse. Ciò che Dio ha programmato per noi è la libertà, non vuole sudditi ma figli. Non vuol essere padrone ma Padre. Non vuole un rapporto religioso tra noi e lui, che si svolge in riti ed in pratiche volte ad ingraziarselo, ma vuole vivere a fianco a fianco con le sue creature, condividendo sentimenti ed emozioni, e non dominando. Per questo il Messia è venuto a cambiare le cose, ed a restituirci la libertà del progetto originale.
Il tentatore sa come trattare con gli uomini: infatti, è praticamente impossibile che qualcuno riesca a resistere ad una proposta di questo genere che può garantire potere e rispetto per mezzo anche della visibilità; come a tutte le persone importanti vediamo fare attraverso i media: ma Gesù ha scelto un'altra strada, in accordo con il Padre.
Andato a vuoto anche il secondo tentativo il nemico prova ancora con qualcosa di più forte: Di nuovo il diavolo lo trasportò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria, e gli disse: «Io ti darò tutte queste cose se, prostrandoti a terra, mi adori».
"Mi voglio rovinare" sembra dire il tentatore: quasi che per venirgli incontro sia disposto a cedere tutto ciò che ha. A questo proposito può essere interessante notare che se non fosse stato vero che poteva affidare al Messia tutti i regni del mondo, non avrebbe fatto una tale proposta, infatti, il Figlio di Dio era sicuramente al corrente di ciò che Satana, il diavolo, poteva gestire. Tutto ciò deve essere vero, così come vediamo con i nostri occhi che tutto il mondo è nelle sue mani, da come vanno le cose.
Anche questa volta Gesù risponde con parole prese dalla Bibbia, dal libro del deuteronomio al capitolo sei verso tredici. "Vattene Satana, poiché sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e servi a lui solo".
Se Gesù è venuto tra noi è per essere il Re dell'intero mondo, per avere le redini di tutta l'umanità. Quest'incarico lo avrà al termine della sua impresa che di lì a poco gli costerà fatiche, umiliazioni e la vita. Poi quando dovrà guidare, dal cielo, l'insieme dei suoi che è in terra, ancora secoli e secoli d'impegno e lotte costanti, fino al giorno in cui assumerà il potere. Di tutto ciò il tentatore sa che il Messia è ben cosciente, quindi gli presenta una comodissima scorciatoia: basta solo un atto d'adorazione, una formalità, come non approfittarne!
Quante persone, che occupano dei posti chiave nella nostra società, si trovano lì per l'intervento di qualcuno che opera "dietro le quinte". Non è mai una novità quando sentiamo di politici, o alti funzionari, che ricoprono cariche importantissime per merito del potere di singoli o di gruppi che non vogliono o non devono esporsi. La persona che si trova a ricoprire una carica importante, e deve questa sua posizione all'intervento di qualche potente di turno, svolgerà le sue funzioni in modo da favorire gli interessi di chi ve lo ha messo. I potenti di questo mondo non regalano nulla, se fanno qualcosa è sempre per ottenere un guadagno, e chi ha ottenuto un favore da loro sa con certezza perché e come deve operare.
Anche in questo caso, se il Messia avesse acconsentito alla richiesta, il tentatore avrebbe ottenuto il suo scopo, poiché Gesù sarebbe diventato il servo del diavolo, e noi non ne avremmo avuto nessun vantaggio. Tutto sarebbe continuato come prima, ovvero, com'è anche oggi. Le religioni che offre il mondo somigliano molto alla mistificazione del regno futuro auspicata dal tentatore; basta guardarsi attorno per scoprire che utilizzano tutti i mezzi che possono, per imporre la fiducia in un dio che troppo spesso non somiglia nemmeno alla lontana a quello rivelato da Gesù in persona. Nessuna libertà può offrire un simile sistema, ma soltanto portare avanti una schiavitù che giova solo a chi domina, in senso politico o religioso. Un giorno, qualcuno che godrà di una posizione molto privilegiata, in questa nostra società globale, non resisterà a quell'offerta e diventerà, così, l'anticristo, un personaggio che dominerà quasi incontrastato l'intero pianeta. Si tratterà, però, di un usurpatore, e dopo soli sette anni il suo regno gli sarà tolto per darlo al Messia. Da quel momento la terra godrà di una pace e di una prosperità mai sperimentate, poiché il suo regno non è di questo mondo, ossia: non viene esercitato nei modi e con i mezzi abituali, ma completamente diversi.
Nel suo Vangelo Luca, riguardo allo stesso argomento delle tentazioni, che può essere letto al capitolo quattro, aggiunge: "Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato." Continuando a leggere i Vangeli, si vede che non accade più che Satana provi Gesù in modo così diretto, ma lo farà continuamente per interposte persone, fino ad arrivare all'epilogo, in cui l'unione tra il potere religioso, finanziario e politico ne decretarono la fine.
In tutto ciò la regia occulta è ancora del tentatore che muove le sue "pedine" per ostacolare la missione del Messia, fino al giorno in cui gli viene presentata la tentazione definitiva, che possiamo leggere nel Vangelo di Matteo al capitolo ventisette verso quarantadue: "Egli ha salvato gli altri e non può salvare se stesso; se è il re d'Israele, scenda ora giù dalla croce e noi crederemo in lui". Si tratta ancora dello stesso metodo usato in precedenza, ma la posta in gioco, questa volta, era molto più alta. Il Messia, però, non ha ceduto, a costo della morte ha voluto la nostra libertà, e per questo ha potuto affermare che: "Ogni potestà mi è stata data in cielo e sulla terra". Quell'esame era stato superato a pieni voti; come dimostra la sua resurrezione. Ora noi stiamo aspettando il momento in cui quell'autorità verrà esercitata totalmente, spodestando il tentatore e occupandone il posto in modo definitivo.
Il regno mondiale predetto fin dalle prime pagine della Bibbia, e governato dal Messia, avrà la sua sede in Israele, e precisamente in Gerusalemme, "la città del gran Re" e da lì condurrà l'intero mondo. La fase finale del tempo di attesa della sua instaurazione è iniziata con la rinascita d'Israele e culminerà con il ritorno di Cristo. A questo proposito possiamo vedere con quanto impegno l'avversario sta cercando d'impedire che ciò si verifichi, provando con ogni mezzo a distruggere Israele, ad iniziare con le persecuzioni a tutti i livelli durante l'esilio, per finire con l'antisemitismo dilagante, l'olocausto e la situazione di guerra e di costante pericolo cui è sottoposto oggi. Per fare questo l'avversario agisce sia dall'interno di Israele, per mezzo di alcuni gruppi estremisti radicali, sia dall'esterno, con la situazione palestinese in continuo fermento ed il mondo islamico che ha l'obbiettivo di distruggerlo per guadagnare il paradiso. La vittoria, però, ci dice ancora la Bibbia, è scontata: basta solo aver fiducia ed attendere il "giorno fissato", e la pace arriverà per tutti.
La bellezza di questi racconti fa della Bibbia un libro unico, che tutti dovrebbero conoscere.