Avanti

"Ai miei tempi"; lo diceva mio nonno, lo diceva anche
mio padre, ora lo voglio dire anch'io. Erano davvero
diversi quelli, per giocare ci voleva la fantasia, e quelli
della mia età la usavano tutta. A dire il vero io
"giocavo" anche affacciato alla finestra, da quella
nel corridoio si vedevano, sì e no, una cinquantina
di metri di ferrovia, limitati a sinistra dal ponte dell'Arca, ed a
destra dal sottopassaggio; che, anche se era poco, era ugualmente
uno spasso. Treni a vapore, elettrici, littorine e merci, c'era
proprio un bel via vai là sotto. Ma era sopratutto il mistero che mi teneva inchiodato lì. Cos'erano quei carri merce che ogni tanto venivano avanti, si fermavano proprio di fronte a me, e poi misteriosamente tornavano indietro? Quale arcano si nascondeva in quella piccola macchina nera dal lungo fumaiolo, che anch'essa arrivava fino lì solo per tornare indietro? Mistero. Tutto questo si ripeteva di continuo, insieme al transito di numerosi convogli. Quella era la mia "televisione"; barbosissima, secondo la mentalità di oggi, ma "ai miei tempi" non c'era altro, e così, quando ebbi in regalo i modellini di quello che vedevo passare, fu un vero sollazzo. Il primo plastico fu un ovale di binari inchiodato sul compensato, con una casina per stazione.



Con il passare inesorabile del tempo, la voglia di costruire qualcosa di più soddisfacente mi spinse ad alcuni tentativi andati regolarmente a vuoto. Tra gli ultimi, intorno ai 15 anni, la voglia di costruire anche i rotabili mi fece decidere per la scala "zero". Mi accorsi però che la stanza che avevo a disposizione non sarebbe bastata nemmeno per una radice della stazione, per questo abbandonai l'idea. Scottato dall'esperienza passai alla scala "N", ma dopo aver quasi finito il plastico, mi accorsi che non c'erano in commercio abbastanza rotabili italiani, ed anche quella volta tutto finì miseramente.



Dopo diversi anni, ormai uomo fatto, decisi nuovamente per l'H0, ed il progetto prese forma in un plastico abbastanza impegnativo. Si trattava di una stazione a ridosso di una parete, con i binari ai suoi estremi richiusi in un ripostiglio raggiunto forando il muro. Erano tre moduli interamente costruiti a mano, anche nella parte che riguardava i segnali e la linea aerea. Ero arrivato a finire il modulo di destra, al centrale mancava solo la linea aerea, ed al sinistro stavo iniziando a costruire il paesaggio; quando per il solito trasloco, fui costretto a vendere tutto perché nel nuovo appartamento non c'era il posto adatto. Ora sto lavorando a questo, con la speranza di arrivare a conclusione dell'opera (dopo una vita). Ho fatto tesoro degli errori del passato, ed ho compreso che "piccolo è bello", per cui l'impianto, anche se non fosse limitato dallo spazio a disposizione, sarebbe ugualmente modesto.