Vaione.

Si tratta di un impianto di quelli mai finiti, nel caso specifico a causa di un trasloco e dell'impossibilità di trovargli una collocazione nel nuovo appartamento. L'impianto doveva essere composto da tre moduli riproducenti una stazione medio-piccola, con una linea a doppio binario sulla sinistra e due a semplice binario sulla destra. Le linee si sarebbero richiuse in un ripostiglio, raggiunto forando il muro ai due lati della stazione. Nella foto in basso due dei tre moduli.




In foto ancora i moduli precedenti. Tutto era autocostruito, solo qualche particolare era commerciale. Questo data la difficoltà di reperire ciò che era necessario, insieme alla poca disponibilità di fabbricati in stile italiano.




Il terzo modulo, collocato a sinistra dell'impianto era quello di costruzione più recente e, quindi meno avanzato nei lavori. Tutto l'armamento era Peco cod 100, una vera finezza per quei giorni (1978). Ricordo che andai a Milano da Navitren, per scegliere binari e scambi personalmente poiché sul catalogo, anche se dettagliato, la cosa non era molto semplice, vista anche la complessità del tracciato.




Ancora una vista del modulo di destra, i caseggiati sono costruiti quasi per intero con cartone, infissi compresi, in ciò fece scuola "Italmodel Ferrovie".




In primissimo piano la linea aerea interamente autocostruita, con pali in tubo di ottone di varie misure, inseriti l'uno nell'altro ad imitazione dei veri pali "M". Le mensole erano anch'esse in tondino d'ottone, i bracci di poligonazione in piattina d'ottone ed il filo di contatto, la corda ed i tiranti di poligonazione in filo d'acciaio armonico di 0,4 mm, il tutto saldato a stagno, Anche i sezionatori erano autocostruiti in ottone. Gli isolatori erano i classici Sommerfeldt.




Il ponte sopra la ferrovia era studiato per nascondere la losanga che la linea aerea forma sopra gli scambi inglesi, che essendo abbastanza complicata da riprodurre decisi di non far vedere interamente. visto, però, che il lavoro venne benissimo, in modo del tutto uguale al vero, in seguito tolsi il ponte, che non mi piaceva molto a causa dell'interruzione che formava sulla scena.




Anche i segnali, di tutti i tipi, erano fatti a mano, tra l'altro credo di essere stato uno dei pionieri dell'uso dei LED. I segnali erano costruiti con il solito tubo d'ottone, una rondella per la vela, un tubetto in alluminio per il paraluce, ed una scaletta per modellismo navale, anch'essa in ottone. Il progetto venne pubblicato anche su "fermodel news".




Il serbatoio dell'acqua era fatto con due listelli di legno per le colonne, che furono ricoperte con i fogli Faller ad imitazione dei mattoni. Il serbatoio vero e proprio era un contenitore per diapositive Kodak, ed il tubo del rifornitore costruito con le materozze in plastica di qualche kit. Sopra al contenitore per diapositive incollai alcuni pezzetti di cartone, ad imitazione delle lamiere, ed i chiodi erano goccioline di Vinavil applicate con lo stuzzicadenti. Tecnica, anche questa, apparsa su "Italmodel".




Il lato stradale del fabbricato viaggiatori, ispirato a Rigoli, apparso anch'esso su Italmodel, con tanto di misure per la costruzione.




Il portale a doppio binario era costruito interamente in cartone, le pietre erano tagliate da pezzetti di cartone di vario spessore. La forma venne ripresa da una foto scattata ad un vero portale, fotocopiata con zoom tale che la riproduzione fosse in scala 1:1 per l'H0 ed incollata sul cartone a far da guida per l'incollaggio delle pietre.




Ancora un'immagine dove si vede in dettaglio la linea aerea ed il segnale a portale,
ripreso da uno realmente esistente, in quei giorni, a Pistoia.




Ancora una vista del piazzale. I pendini erano fatti con un trefolo
di treccia di rame tolta da filo per impianti da 1 mm quadrato di sezione.




Ancora una vista del retro della stazione, che sarebbe stato invisibile poiché addossato al muro.




I fabbricati di stazione in costruzione.




Un esperimento di fotografia con foro stenopeico per aumentare la profondità di campo. Il lungo tempo d'esposizione permise di fare l'effetto del fumo della 740 muovendo su e giù un batuffolo di cotone legato ad un filo.


Queste poche foto sono tutto ciò che resta di quel plastico, ad eccezione di due fabbricati che ho riutilizzato per Masserona.
I plastici precedenti sono andati completamente perduti, non ne resta neanche una foto.