SETTIMO GIORNO
Possiamo essere certi che se l'autore di Genesi fosse stato un uomo, non avrebbe mai incluso il settimo giorno
nel suo racconto, perché nessun uomo potrebbe mai aver pensato di far prendere un giorno di riposo addirittura
all'Eterno. Questo fatto, però, dice molte cose su Dio, fa intuire, per esempio, qual'è il suo rapporto con il
lavoro. Conosco molti uomini che sono talmente presi dal proprio lavoro da identificarsi addirittura con esso.
Per loro, ormai, più che un mezzo di sostentamento è diventato addirittura un idolo. Dio, invece, ci mostra che
pur essendo compiaciuto dell'opera delle sue mani, resterà sempre distinto da ciò che ha fatto, al punto da
potersene distaccare per godersi un intero giorno di riposo. Se in quest'aspetto non perdiamo la nostra somiglianza
con lui, non corriamo il rischio di sentirci persone inutili se restiamo disoccupati.
Tutto questo accade anche a causa della nostra pessima abitudine di riconoscere le persone attraverso il loro lavoro.
Nella nostra
mente, le persone sono spesso catalogate come: meccanici, muratori, tassisti od altro; in base unicamente al
loro mestiere. Se un giorno, però, quella persona smettesse d'esercitare quel lavoro, ai nostri occhi
smetterebbe d'avere anche quel valore. Per evitare tali errori è molto importante che ci rendiamo conto che ogni
persona ha innanzi tutto identità perché figlio di Dio, e solo secondariamente per la sua attività.
Un altro
aspetto del giorno di riposo, è che Dio non l'istituì soltanto per interrompere il proprio lavoro; non fu la
stanchezza ad averlo reso necessario, ma un suo diverso impegno. In esso, tra le altre cose, finalmente
l'Eterno si è potuto godere ciò che ha fatto. Quello che in principio si presentava come un "caos", ora era
diventato un "cosmo" dove tutto era perfetto.
La Terra d'allora era sicuramente un posto bellissimo,
per questo alla fine del sesto giorno Dio afferma che tutto quanto era"molto buono". Questo, a differenza degli
altri giorni, a proposito dei quali sostiene che erano "buoni" e basta. Non è ancora tutto; dall'istituzione del
settimo giorno deriva anche lo schema settimanale dei nostri calendari, in pratica è come se fossimo stati tutti
timbrati col numero sette, e questa è una caratteristica unicamente umana. Ricordo quando lavoravo in una fattoria,
e dovevo alzarmi ogni mattina alle quattro per mungere novanta mucche. Tutti i giorni, senza interruzione, dovevo
fare quel lavoro, per cui, se volevo il mio momento di riposo, dovevo trovare qualcuno che mi sostituisse, perché
nessuna di quelle mucche avrebbe mai osservato l'intervallo settimanale.
Da questa, come da moltissime altre cose, è chiaro come l'origine della settimana è nel Creatore e non nel creato,
ed è proprio Dio che ha disposto che seguissimo un tale ciclo unicamente per il nostro bene; voglio fare alcuni
esempi: per scuotersi di dosso il significato religioso della settimana di sette giorni, con la rivoluzione
francese, fu disposto che vi fosse un giorno di riposo ogni dieci, anziché sette. Dovettero però costatare
che il risultato di questo cambiamento fu un calo di produzione tale da indurre a ritornare alla vecchia settimana.
Durante la seconda guerra mondiale, in Inghilterra, adottarono il sistema di lavoro "sette giorni su sette"; ma
anche in questo caso la produzione fu minore di quella che si aveva con sei giornate lavorative su sette, per
cui si ritornò di nuovo al precedente sistema.
Possiamo affermare che il concetto di settimana fa parte della
nostra natura, per questo Dio vuole che viviamo una settimana per volta. Nella Bibbia il numero sette significa
perfezione, ed è anche per porre l'accento su quest'aspetto che Dio dispose che fosse celebrata perfino " la
festa delle settimane", o Pentecoste, il cinquantesimo giorno dopo la Pasqua, vale a dire dopo sette settimane.
Abbiamo già affermato che il giorno di riposo ha avuto com'effetto anche la fine dell'impegno creativo di Dio,
quindi ciò che oggi l'universo contiene è esattamente ciò che conteneva allora, perché niente di nuovo vi è
stato aggiunto. Tutto questo lo conferma anche la scienza con le due leggi della termodinamica.
La prima di queste leggi enuncia, in sostanza, che l'energia contenuta nell'universo è costante, quindi non cresce, e
nemmeno cala, ma che dal giorno in cui Dio ha terminato il suo lavoro è sempre rimasta la stessa, perché l'ha
creata tutta all'inizio. Il secondo principio dice, in sostanza, che lentamente tutta quest'energia, pur restando
costante, si converte da una forma all'altra. Nell'ultima sua forma, quella termica, è però molto difficile
utilizzarla di nuovo, per cui è quasi come se la perdessimo. Per esempio: se guardate una carta geografica
del Mare del Nord vi troverete un puntino chiamato Angie, si tratta di una piattaforma per l'estrazione del
petrolio che ha preso il nome da mia figlia che ha scoperto quel giacimento.
Una volta però che il petrolio è diventato benzina, e poi bruciato nei nostri motori, si trasforma in calore che va a scaldare l'atmosfera
e l'intero universo. Quel calore è l'energia del petrolio che si è trasformata, ma nella forma in cui è ora
è molto difficile per noi poterla riutilizzare per cui, in concreto, è come se l'avessimo persa. Questo processo
viene anche chiamato "entropia".
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