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TESTO

Genesi Capitolo 1

pag 6

Studio biblico (D. Pawson)


UN MODO DI FARE



Nel primo capitolo, Dio descrive la creazione come vista da un osservatore sulla terra, piuttosto che nel cielo, per cui usa il linguaggio chiamato "dei fenomeni". Questo linguaggio descrive ciò che appare agli occhi di un ipotetico osservatore umano, perciò non è scientificamente accurato. Per esempio noi diciamo: "Il sole è sorto in oriente e tramonterà in occidente". Questo parlare non ha assolutamente niente di scientifico, perché il sole, in realtà, non si è mai spostato; siamo stati noi che l'abbiamo fatto. Scientificamente è la terra che gira. Noi, però, ci troviamo molto bene anche affermando che si sposta il sole, perché sembra che avvenga proprio questo.

Provate un po' a pensare cosa sarebbe accaduto se Dio avesse detto che il sole in realtà stava fermo ed era la terra a spostarsi, pensate che sarebbe stato compreso? Dio parla agli uomini in modo che possano capire; e questo spiegherà uno dei problemi di Genesi. Dio usa un linguaggio simile anche per se stesso: quando afferma che vede, prova piacere ed opera, egli parla come se fosse un uomo, e lo fa per aiutarci a capirlo meglio. Il culmine della sua comunicativa è stata la Parola fatta carne che ha abitato fra noi, infatti, è guardando l'Uomo Gesù, che noi possiamo vedere Dio. Egli s'adegua continuamente alle nostre limitazioni, per questo s'impegna a spiegare la sua diversità come se a parlare fosse uno di noi. Penso che sia una cosa bellissima sapere che il nostro Dio s'adegua a noi così profondamente. Egli non usa parole difficili o concetti astratti, ma lo fa in modo semplice e conciso, come un buon Padre. Ci presenta la decisione di creare l'umanità come potrebbero aver fatto degli uomini. La frase: "Facciamo l'uomo a nostra immagine" sembra quasi un incontro tra i membri della trinità, riuniti per decidere sul da farsi. Tutto ciò è molto umano ed è perfettamente comprensibile a noi; questo è il suo stile! Genesi uno è composto in maniera molto abile, può addirittura essere preso come modello per la stesura di un racconto.

In Inghilterra di solito si dice ai predicatori di scrivere la sigla "KISS" sui loro sermoni, sigla che significa "keep it sample stupid"; in italiano sarebbe: "Tienilo semplice, stupido!". Finora, però, nessun autore umano è mai riuscito ad uguagliare la semplicità di Dio. Certo non è necessario che le persone vedano la struttura dei nostri sermoni, ma se saranno ben fatti, tutti capiranno perfettamente quello che vogliamo dire.

Il racconto dei sei giorni di Genesi, è composto di due parti di tre giorni ciascuna. Nella prima parte Dio prepara l'ambiente, e nella seconda lo riempie. Questa è una cosa molto interessante che raramente è rilevata da chi legge. Nel principio, infatti, la Terra era senza forma, quindi inabitabile. Dio, perciò, gli dette una forma, alternò il giorno con la notte, separò le acque di superficie da quelle dell'atmosfera, il mare dalla terra asciutta, e su questa fece comparire la prima vegetazione. Ovviamente, questo lavoro, serviva per renderla adatta ad accogliere la vita che sarebbe venuta in seguito. Questo può essere confermato anche dal fatto che non sono stati ancora trovati altri pianeti con caratteristiche simili al nostro, in tutto l'universo.

Così ecco che, se nel primo giorno è compiuta la separazione tra luce e tenebre, nel quarto sono fatti apparire il sole, la luna e le stelle, che distinguono il giorno dalla notte, e servono per misurare il trascorrere del tempo. Analogamente, anche il quinto giorno serve a Dio per completare l'opera iniziata nel secondo, vale a dire il mare ed il cielo, che ora riempie d'esseri viventi d'ogni specie. Il terzo giorno, invece, Dio ha fatto apparire l'asciutto, ed ecco che il sesto l'ha riempito con animali d'ogni tipo.

Questa particolare struttura dei tre giorni, pur essendo eccezionale, non è la sola particolarità di Genesi uno, perché in esso c'è anche un aspetto matematico che voglio accennare, anche se non sarà possibile trattare approfonditamente perché è riscontrabile soltanto nella versione originale ebraica.

Al tempo in cui fu scritto Genesi non esistevano ancora i numeri così come li conosciamo oggi, ma al loro posto erano usate alcune lettere dell'alfabeto, cui era attribuito un particolare valore numerico, esattamente come facevano anche i romani. Nella Bibbia l'uso più famoso di questo tipo di numerazione lo troviamo nel libro "Apocalisse", e riguarda il numero seicentosessantasei. Questo è, per esempio, il valore che ha il nome di Nerone se sommiamo tra loro le lettere dell'alfabeto ebraico che lo compongono. Nella Bibbia il tre è il numero della perfezione ed il sette della completezza, quindi il seicentosessantasei, tre volte sei, sta ad indicare l'imperfezione assoluta.

L'aspetto matematico di Genesi uno è incredibile; studiosi hanno passato giorni e giorni per scoprire le relazioni tra i numeri tre, sette e dieci che intessono tutto il capitolo. Per esempio, ritroviamo il numero tre nei due gruppi di tre giorni, nelle tre volte che Dio usa il verbo creare per la materia e la vita, e nelle altre tre che l'usa per creare l'uomo a sua immagine. Troviamo il numero sette nei sette giorni, nella sua prima frase, che in ebraico è composta di sette parole, nelle sette volte che è ripetuto: "E Dio vide che era buono", come in molti altri casi, con parole che sono ripetute anch'esse sette volte. Il numero dieci compare nelle dieci volte che Dio dà un comando, nelle dieci volte che parla, e così via. Noi non possiamo addentrarci oltre in quest'aspetto, ma è chiaro che tutto il brano in questione è composto sulla formula tre, sette e dieci. Tuttavia questo non è messo in evidenza, perché non deve essere una cosa riservata ai matematici. Il tutto, però, vi è abilmente nascosto, e ciò rivela che dietro Genesi uno vi è una mente abilissima: quella di Dio.

Ora tutto questo è in completo contrasto con gli altri racconti della creazione che sono stati ritrovati, tra i quali uno dei più famosi è "l'epica babilonese della creazione". Paragonando quest'ultimo con Genesi, si vede chiaramente che quello babilonese è frutto dell'invenzione umana. E' un racconto molto complicato scritto solo in poesia, che dopo averlo letto lascia in testa una tale confusione, che la semplicità di Genesi uno diventa testimonianza a se stessa. Il soggetto di Genesi uno è sempre e soltanto Dio, che non è mai visto come qualcosa da contemplare, ma sempre come chi agisce; lui è l'IO SONO. Purtroppo molte persone lo vedono ancora come un oggetto, ma nella Bibbia, invece, gli oggetti siamo noi, mentre Dio è sempre l'attore principale. Genesi ci parla anche dello Spirito che modella la Terra, e della Parola che unisce Dio e Spirito, per cui vi troviamo anche l'embrione del concetto di Trinità.

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